SUL MURALES DEL GASOMETRO

Abbiamo scoperto tramite post autocelebrativi sulla pagina di Facebook degli amici del parco delle cave ( pagina che ormai è un posto di schifosa propaganda dell’attuale giunta) che il consiglio di zona si è adoperato a imbiancare - ingrigire, per essere più precisi - il gasometro al Parco delle Cave di Baggio.
Più precisamente il post recita : “Continua il nostro progetto di coinvolgimento gratuito dei migranti in lavori socialmente utili. Oggi a ripulire i muri imbrattati al Parco delle Cave, riportando pulizia e decoro. Ringraziamo Fondazione L'Albero della Vita - onlus. #Municipio7” a cui seguono delle foto della pulizia fatta e degli autori del lavoro.



 

 
 
 
 
 
 
 
Ci sono due punti che ci lasciano davvero basiti:
  1. Il far lavorare delle persone gratuitamente senza un'adesione volontaria ad un progetto per noi ha una sola definizione: “sfruttamento”. Farlo poi con la scusa e vantandosi di coinvolgere dei migranti a lavori “socialmente utili” diventa pura follia. Abbiamo un altro modo di concepire il concetto di integrazione, fatto di relazioni, di scambio culturale, di socialità e soprattutto di rispetto. Ci chiediamo dov'erano questi personaggi quando alla scuola Manara si costruivano momenti di aggregazione con i migranti che vi alloggiavano e si creava comunità all’ interno del quartiere per far fronte alle loro evidenti difficoltà nell’ affrontare il freddo inverno e di inserirsi positivamente in una cultura tanto diversa dalle loro. Sappiamo benissimo invece dov'erano gli stessi personaggi e i loro amici di partito quando davanti alla caserma Montello da una parte si cercava di praticare un'accoglienza degna e dall’altra si creava un clima di tensione alimentato da odio, razzismo e tanta ignoranza. La coerenza è una qualità che veramente in pochi hanno, ma cadere così in basso da autoproclamarsi come paladini dell’accoglienza, sfruttando  la manodopera di una decina di migranti che avrebbero invece solo bisogno di trovare un lavoro retribuito, ci sembra una delle più brutte prese in giro verso la popolazione che vive la nostra zona e la città che questa gente dovrebbe rappresentare.
  2. E’ passato quasi un anno da quando, durante la seconda edizione del Festival delle Resistenze, abbiamo ripulito il gasometro e prodotto da una parte un murales eseguito da un noto writer milanese, e dall’altra dei disegni dipinti da una ventina di bambini baggesi entusiasti.  Non solo quello, ma due giornate all’insegna dello sport popolare, della musica, del teatro, durante le quali quel luogo è tornato a vivere ed ha espresso tutto il suo potenziale. Il murales rappresenta un girasole accerchiato da una spianata di cemento, guardato da due vermicelli che gli chiedevano di resistere. Un'opera ispirata al vicino campo di girasoli cresciuti all’interno del parco e che parlava con simpatia della bellezza della natura, di sfruttamento del territorio e del grosso bisogno di verde che ha questa città. Dall’altra parte del muro un gruppo di bambini del quartiere armati di pennelli disegnavano alberi, uccellini e animali. Un disegno che alla fine tutti i bimbi hanno firmato con gioia contenti di aver contributo con la loro creatività ad abbellire quella porzione di parco che vivono quotidianamente. L’iniziativa e il risultato era piaciuto a tutti: i passanti si fermavano, fotografano e più persone addirittura si erano complimentate. La certezza che ciò che era stato fatto era in linea con l’armonia del posto e della gente ci è arrivata poi col tempo: a distanza di dieci mesi i disegni sui due lati non erano stati toccati e rovinati da nessuno. Ora, grazie a queste solerte iniziativa di pulizia e decoro, quasi tutto è tornato grigio, un brutto muro scrostato all’ interno di un parco. Il girasole continua a resistere ma tutto il muro intorno, parte integrante del murales, è stato coperto, e temiamo che tra poco dovremo dire addio anche al nostro caro fiorellino. E’ più decoroso un anonimo vecchio muro monocolore o uno colorato, vivo e che porta con se un messaggio? Noi rimaniamo convinti della nostra risposta e siamo anche certi che in poco tempo tornerà ad essere tempestato di parolacce, bestemmie, piselli giganti, creativi messaggi sulla bellezza dell’ organo genitale femminile e altro ancora che di sociale ha ben poco. Che sia ben chiaro: non siamo contro chi, armato di bomboletta o pennarello, sfoga il suo essere su un muro. Ma in un luogo attraversato da tanti bambini a passeggio con genitori siamo più felici di sapere che si possa vedere qualcosa di bello e di cui parlare piuttosto che il niente. Forse per qualcuno l’arte del disegno è vista come imbrattamento, per noi quel muro grigio significa imbrattare i cervelli della gente per renderli muti e schiavi delle decisioni altrui.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il festival delle resistenze però non si ferma. Su quel palco, grigio o colorato che sia, torneremo a far vivere la speranza che concetti come antirazzismo, aggregazione e socialità non vengano ipocritamente sbandierati in osceni post propagandistici.
Per far sì che questi concetti rimangano impressi nell’animo di chi li porta avanti concretamente giorno per giorno, di chi ne fa la propria ragione di vita.


Le compagne e i compagni di Soy Mendel