VENERDI 31 OTTOBRE ORE 17.30: PRESIDIO FUORI I NAZISTI DALLA PERIFERIA

Riportiamo il comunicato uscito dopo l'assemblea di settimana scorsa scritto dal collettivo Controvento:

Il 28ottobre si è svolta l’assemblea anti-nazista in Ri-Maflow. Questa assemblea, lanciata dal Collettivo Controvento, ha visto diverse realtà partecipare ed intervenire in quella che è stata un’assemblea “work in progress” in quanto la presenza di Compagni e Compagne con un’esperienza decennale alle spalle ha di fatto portato il Collettivo Controvento a prendere una decisione frutto delle diverse idee emerse in Assemblea.
Dopo ore di discussione è emersa la necessità di mettere in atto una strategia per “ dire basta” ai ritrovi nazi-fascisti a Milano e nell’Hinterland milanese; per questo abbiamo deciso di fare un presidio venerdì 31 ottobre alle ore 17.30 sotto il comune di Gaggiano, piccolo centro situato poco più a sud rispetto a Trezzano sul naviglio, che negli anni passati ha ospitato un concerto fascista nella sua area festa situata in Via Gramsci e probabilmente, senza l’intervento tempestivo delle forze antifasciste, avrebbe ospitato il concerto dei nazisti del primo novembre. Questo presidio sarà solo l’inizio poiché abbiamo intenzione di lanciare un’altra assemblea per martedì sera al fine di discutere della costruzione di un corteo antifascista ben organizzato; corteo che avrà come percorso il comune che ospiterà il concerto nazista di sabato primo novembre visto che probabilmente tale ritrovo non sarà più a Gaggiano.
La nostra risposta deve essere culturale nel senso gramsciano del termine in quanto per cultura intendiamo:” “[…] organizzazione, disciplina del proprio io interiore; .. presa di possesso della propria personalità, conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.”

Collettivo Controvento, Osservatorio democratico sulle nuove destre, Memoria antifascista, Brugherio città Aperta, S.o.y. Mendel, Federazione milanese di Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia Libertà, Prc Lombardia, L'Associazione Lotta Continua, circolo Battaglia Prc, A.N.P.I Crescenzago, A.N.P.I Niguarda, A.N.P.I Bujanov, Collettivo ZAM (Zona Autonoma Milano), Partigiani in Ogni Quartiere

SABATO 1 NOVEMRE: MA QUALI TUTTI I SANTI - PARTY DELLA RESISTENZA UMANA

























Sabato 1 Novembre dalle ore 22.30 Il grangalà della Resistenza Umana !

STAY FREE STAY REBEL

A noi di Halloween non frega nulla, e nemmeno delle feste comandante. Così la festa noi la facciamo alla resistenza umana che tutti i giorni va in scena nel mondo.

Musica per tutti i gusti:

Juighelo - Funky Soul/reggae
Asok - Mumbha/elektro
Dj Sims & Danyrock - Elektro/techno

Free Entry

UN ALTRO MERCATO

DOMENICA 2 NOVEMBRE 2014 DALLE ORE 10 ALLE ORE 18 PRESSO SOY MENDEL IN VIA CANCANO 5 SARA' PRESENTE UN MERCATINO SOLIDALE DELL' USATO E NON SOLO!

PER RECUPERARE E VENDERE OGGETTI DI QUALSIASI GENERE CHE POTREBBERO ANCORA SERVIRE, PER RESISTERE ALLE CONSEGUENZE DELLA CRISI CHE LA NOSTRA SOCIETA' STA AFFRONTANDO.
OLTRE ALL' USATO VUOLE ESSERE ANCHE UN MERCATINO CHE INCENTIVI L'ARTIGIANATO E L'AUTOPRODUZIONE, UNO DEI SETTORI PIU' IN DIFFICOLTA' E CON SEMPRE MENO VISIBILITA' NEGLI ULTIMI ANNI.
IL MERCATINO HA ANCHE LO SCOPO DI EVIDENZIARE UN’IDEA DIVERSA DI ECONOMIA E DI RISPETTO DELL’AMBIENTE, SOPRATTUTTO IN QUESTO MOMENTO DI CONTINUI DANNI  AMBIENTALI E DI SPRECO DI SOLDI PUBBLICI PER OPERE DI CUI NON SENTIAMO ASSOLUTAMENTE LA NECESSITA'.
IL TUTTO PER PERMETTERE A TUTTI DI COMPRARE QUALSIASI COSA A PREZZO POPOLARE, IN UN CONTESTO NON VINCOLATO DA IDEE ECONOMICHE CHE NON CONDIVIDIAMO.
L’OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE E’ IL RIUSO PER IL SOSTEGNO ANCHE DI LAVORATORI ESPULSI DAL MERCATO DEL LAVORO. 
IL NOSTRO SPAZIO ESPOSITIVO SARA’ A CADENZA FISSA MENSILE LA PRIMA DOMENICA DI OGNI MESE.
CHIEDIAMO A CHIUNQUE VOGLIA ESPORRE QUALCOSA IN UNA PROPRIA BANCARELLA DI PORTARE UN TAVOLO E DI ESSERE PIU' AUTOMI POSSIBILE IN TUTTO. SOY MENDEL AL MOMENTO NON RIESCE A GARANTIRE A TUTTI IL MATERIALE NECESSARIO.

DURANTE LA GIORNATA INZIERANNO ANCHE LE OPERAZIONI DI RIFACIMENTO DELLA FACCIATA ESTERNA DEL CENTRO (MURALES e MUSICA).

PER INFO SCRIVERE A 
soymendel@gmail.com o arolf@tiscali.it

ASSEMBLEA PUBBLICA ANTIFASCISTA

Riportiamo l'appello lanciato dai compagn* dell'associazione Contro Vento con cui è stata convocata l'assemblea di martedi 27 Ottobre alla Rimaflow si Trezzano. Inviatiamo tutti a partecipare per costruire insieme un qualcosa di significativo come risposta a questo ennessimo affronto.

qui l'evento su facebook da far girare 

ASSEMBLEA PUBBLICA ANTIFASCISTA

Il primo di novembre a Trezzano sul naviglio un gruppo ben nutrito di nazi-fascisti si ritroverà per mettere in scena un concerto di musica satanista (NSBM. National Socialist Black Metal) probabilmente ospitati in un capannone di qualche privato.
Il 18 ottobre le forze antifasciste hanno già dimostrato di poter portare in Piazza migliaia di persone per questo crediamo che tale corteo sia riproponibile a Trezzano; un tempo città rossa che deve trovare la forza di rispedire i fascisti nelle fogne.
Noi speriamo nella partecipazione al di lavoratori e lavoratrici come di studenti e pensionati perché la lotta al fascismo deve tornare ad essere un valore naturale di ogni essere umano, non dimenticandoci mai che il fascismo non è un’opinione bensì un crimine.


Per questo convochiamo un assemblea pubblica alla quale sono invitate tutte le realtà, per martedì 28 ottobre h 21 presso la Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio in via Boccaccio.

DOCUMENTO POLITICO CONCLUSIVO SULLA DUE GIORNI NOEXPO

Condividiamo con piacere il documento politico scritto a chiusura della due giorni EXPOFAMALE organizzato dalle compagne e i compagni della Rete Attitudine NoExpo

http://www.noexpo.org/2014/10/20/oltre-expo2015-per-il-diritto-alla-citta/

Oltre Expo2015 per il diritto alla città


DOCUMENTO POLITICO CONCLUSIVO
Grandi opere e mega-eventi: liberiamocene!
11-12 ottobre 2014, Milano
L’11 e il 12 ottobre cittadine e cittadini, movimenti e comitati si sono ritrovati a Milano per ribadire il loro No e la loro volontà di resistenza di fronte all’Esposizione Universale del 2015 e ai processi che il mega-evento veicola ed impone.
La due giorni è stata una tappa importante nel ricco calendario di lotta per l’autunno con cui in tutto il paese abbiamo deciso di prendere parola di fronte alla restaurazione neoliberista che i poteri economici, politici, finanziari, militari stanno applicando in Europa e nel mondo.
Expo2015 è un tassello, Milano uno spicchio, eppure è qui che si intrecciano forti interessi e pericolosi processi sociali; è qui che si sta sperimentando un nuovo modello economico, lavorativo, di governo del territorio.
Il corteo di sabato 11 e le assemblee di domenica 12 hanno portato a due ordini di discorsi: uno interno, legato al contesto milanese e lombardo; l’altro di respiro più ampio, capace di mostrare il rilievo nazionale della battaglia NoExpo.
ROMPERE LA ZONA GRIGIA, SOSTENERE L’OPZIONE ZERO
Le parole d’ordine della manifestazione NoExpo, dove hanno sfilato oltre 4000 persone per i luoghi simbolo della trasformazione urbana, sociale e territoriale di Milano, assieme alle linee tracciate dall’assemblea generale di domenica mattina, parlano chiaramente: il nostro programma politico minimo è ancora l’opzione zero, l’annullamento di Expo e la reversibilità dei processi con esso avviati.
Nonostante infatti manchino poco meno di 200 giorni all’apertura dei cancelli e nonostante ormai nell’opinione comune la realizzazione e lo svolgimento di Expo siano ormai irreversibili, noi continuiamo a sostenere l’unica opzione che ci sembra praticabile: con il mega-evento e la sua macchina politico-economica non si scende a compromessi, né si può accettare la retorica inclusiva e partecipativa che vorrebbe l’Esposizione universale un luogo e un’occasione per tutti.
Expo2015 si può e si deve ancora fermare: non consideriamo per un attimo i ritardi oramai strutturali nella realizzazione concreta del Sito espositivo e della maggior parte delle opere accessorie, senza parlare delle tangenti milionarie che hanno ulteriormente rallentato i lavori; la devastazione dei quartieri interessati dalle infrastrutture di servizio, il saccheggio delle risorse collettive, lo sfruttamento lavorativo nei cantieri adesso e nelle attività legate ad Expo nei 6 mesi dell’evento, la contraddizione tra il claim “Nutrire il pianeta” e la reale devastazione e coercizione di milioni di vite che diventano prodotto economico da vendere, imbellettate da un supposto made in Italy, l’esautoramento degli organismi rappresentativi a causa dei poteri speciali del SuperCommissario: tutto questo si può e si deve ancora fermare.
E’ proprio questo che ci insegna la lotta NoCanal, contro la devastante Via d’Acqua che avrebbe dovuto attraversare il polmone verde di Milano, i quattro parchi dell’ovest cittadino: opera bloccata e messa seriamente in discussione solo dalla mobilitazione dei cittadini e degli attivisti NoExpo, che per oltre un anno e con ogni clima, dalle primissime ore del mattino hanno impedito ai lavori di iniziare e proseguire. Proprio i NoCanal hanno rappresentato la forma di un’opposizione sociale capace di inceppare gli ingranaggi della macchina Expo. Non a caso nel corteo di sabato 11 particolare attenzione è stata dedicata alla battaglia contro la Via d’Acqua (presente uno spezzone NoCanal) e l’assemblea mattutina di domenica 12 si è svolta al quartiere Gallaratese, uno dei luoghi simbolo della protesta.
Ma è questo che ci insegnano anche i compagni del Pacì Paciana di Bergamo e gli attivisti del Comitato di Zingonia nella bergamasca, che da anni portano avanti una battaglia dentro il quartiere-città voluto per raccogliere la manodopera negli scorsi decenni ed ora a rischio distruzione a causa del reticolo autostradale progettato (e per fortuna solo in parte realizzato) per Expo.
E’ infine questo il senso delle campagne di rifiuto del lavoro non pagato, spacciato nella comunicazione di Expo come opportunità, che hanno già messo a segno un primo risultato nel radicale ridimensionamento da parte di expo spa del numero di “volontari” necessari all’evento, ridotti ad un terzo delle previsioni iniziali.
La manifestazione di sabato ha messo in evidenza due questioni da cui ripartire: la prima è la capacità di mobilitazione unitaria da parte delle realtà coinvolte nelle lotte di questi anni, la seconda è la necessità di raggiungere una cerchia molto più ampia di persone, toccate dalle nocività di Expo ma ancora lontane da una mobilitazione reale.
E’ infatti necessario affiancare, all’incessante lavoro di denuncia e svelamento dei dispositivi di Expo, una riaffermazione del concetto di Diritto alla Città , mettendo in campo:
*pratiche capaci di rappresentare un’altra idea del territorio attraverso la riappropriazione degli spazi che l’economia dell’evento destina all’abbandono e alla speculazione finanziaria;
*un’altra idea di lavoro, sul terreno dell’autoproduzione, che possa rappresentare una scelta praticabile e per cui valga la pena mobilitarsi, rifiutando la cooptazione della macchina-Expo.
Stiamo parlando di tutti quei soggetti che oggi rassegnati al doversi piegare al ruolo ed alle condizioni esistenziali che il mega-evento attribuisce loro.
Se infatti l’incapacità manifesta e l’atteggiamento predatorio dei responsabili del mega-evento hanno da tempo allontanato l’opinione pubblica da ogni entusiasmo, le mille sirene di expo sembrano comunque riuscire a far dimenticare gli scempi fatti in suo nome sul territorio o a creare una qualche aspettativa in coloro che sono chiamati a lavorare gratis in cambio di una promessa di visibilità o, infine, di coinvolgere comunque quel tessuto associativo/cooperativo, che pur essendo critico, vede in expo un’opportunità economica per sopravvivere il prossimo anno, cercando di nascondere la contraddizione tra il claim “Nutrire il pianeta” e la reale devastazione e coercizione di milioni di vite che diventano prodotto economico da vendere, imbellettato dal mantra, ormai privo di significato, del made in Italy.
Permane una disposizione ad accettare come inevitabile il portato di Expo, di cui tanto vale prendere quel poco di buono che c’è. Così questo aspetto diventa rilevante nella pretesa valorizzazione della formazione scolastica e universitaria tramite il volontariato o i contratti di somministrazione per gli studenti, enorme bacino di manodopera a costo zero.
Molte realtà poi, che si definiscono da sé come progressiste, altermondiste, o figlie del riformismo ecologico e alimentare, dopo aver mostrato un approccio “critico” verso Expo, hanno accettato di parteciparvi “in modo costruttivo”, per proseguire nella ricerca di contatti tra le istituzioni e i soggetti di mercato presenti, con lo scopo di raggranellare finanziamenti diretti o indiretti per i propri progetti: Slow Food, Arci, Legambiente, Manitese, WWF, tra i tanti, e molti, troppi Distretti di Economia Solidale (tutti presenti in Cascina Triulza come “EXPO dei popoli”). Tolti i casi particolari di Eataly e COOP Italia, i due monopolisti interni al sito Expo e tra i soggetti economici più potenti in Italia nel campo agroalimentare, che si presentano come il volto buono e giusto dello sfruttamento lavorativo e di ogni esistenza, umana e animale, negli altri casi ci si è illusi di poter portare contenuti progressisti e di giustizia alimentare dentro un evento di segno opposto. In questo modo si è solo contribuito ad una legittimazione su più ampia scala di Expo – e dei processi e delle dinamiche che lo caratterizzano – che si potrebbe concretizzare nella ricerca di volontari tra chi già lo fa per queste singole sigle no-profit, sovvertendo il significato stesso di volontariato.
E’ arrivato il momento di rompere definitivamente questa zona grigia e questa ambiguità di fondo: o ci si oppone al modello-Expo, oppure si è complici dello sfruttamento del lavoro, di quell’ipoteca sul futuro che è il debito, della gentrificazione dei quartieri, della devastazione ambientale, dello sfruttamento degli animali, della privatizzazione della mobilità, della disuguaglianza alimentare.
Al tempo stesso tuttavia, come già detto, riteniamo necessario che il vasto reticolo dell’opposizione sociale e politica ad Expo riesca a costruire e rappresentare un’alternativa valida: troppo spesso infatti più che di “tradimento”, si tratta di ingenuità, poca informazione, o mancanza di altre opzioni praticabili e realistiche.
La nostra sifda è rompere l’ambiguità non solo con la denuncia, ma anche con una progettualità e delle proposte forti, radicate, reali.
Questa la posta in gioco, questa la scelta da fare.Quella contro Expo è una battaglia che riguarda non solo Milano, non solo l’Italia, ma l’Europa intera. Il sistema Expo è di fatto uno degli strumenti di cui si serve la Troika per consolidare anche a livello locale quella logica di accumulazione del capitale a beneficio di pochi circuiti definiti soffocando ogni possibilità di redistribuzione delle ricchezze. La sfida parte quindi dal locale, ma è globale Chiamateci pure massimalisti, ma troppo spesso la sospensione del giudizio e l’impossibilità di scegliere altre strade sono stati solo delle scuse per non prendere posizione o lasciare dei vuoti, riempiti dai peggiori orrori.
SE EXPO2015 E’ IL LABORATORIO, L’ATTITUDINE NOEXPO E’ IL NOSTRO MODELLO ANTAGONISTA
Durante l’assemblea pubblica, tenutasi nel Gallaratese, e l’incontro su sovranità alimentare e sovranità sociale, svolta nella fabbrica autogestita Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio, il dialogo nato tra le persone presenti ha saputo individuare i processi principali che si nascondono dietro lo spettacolo del mega-evento e a cui opponiamo il nostro modello alternativo e antagonista.
Se infatti l’Esposizione universale ha una durata temporale e fisica delimitata (6 mesi, nell’area di 1 Mln di mq tra Rho e Pero), i meccanismi messi in moto e le sue eredità continueranno anche in futuro, segnando il futuro del territorio. Allo stesso modo le assemblee hanno voluto ribadire che anche la lotta NoExpo non si pone una durata limitata, ristretta tra il periodo che ci separa dal Primo Maggio e il 31 ottobre 2015, quando Expo finirà: NoExpo si pone come percorso di lungo respiro, capace non solo di inceppare il mega-evento, ma anche di radicarsi come pratica di riprogettazione dal basso della città e del territorio.
Cosa si nasconde infatti dietro Expo2015?
• Il consolidamento di un’economia metropolitana fondata sugli eventi e sugli spettacoli, che prevede un’alta disoccupazione permanente e un lavoro stagionale, precario e sempre più spesso volontario. Gli accordi sindacali e lavorativi su Expo, superando i confini temporali e spaziali del mega-evento, ci raccontano di una atomizzazione radicale della forza-lavoro, sempre più privata, come degli strumenti legali per l’auto-organizzazione e la lotta sindacale: la precarietà è la vera scuola, che inizia a 16 anni per una durata, quella sì, indeterminata.
• Un modello di alimentazione e utilizzo delle risorse fortemente iniquo, asservito agli interessi dei monopoli e costruito sul territorio tramite un vasto reticolo di intermediari e distributori; l’agroindustria è uno dei principali business internazionali, fondata sulle braccia di lavoratori sfruttati e sottopagati, è il motore che spinge gli interessi europei e americani su Expo, il cui vero obiettivo appare sempre più il forzare la mano sugli Ogm e sulla liberalizzazione del settore agricolo e alimentare, nei paesi (in primis l’Italia) che ancora pongono “eccessivi” vincoli. Come nel settore dell’acqua in cui multinazionali e governi al loro servizio, come il nostro, spingono sempre più verso la liberalizzazione e la privatizzazione, laddove non c’è ancora. Il fatto che la piazzetta tematica dell’acqua nel padiglione Italia sia stata appaltata alla Nestlè, tra le maggiori multinazionali responsabili della mercificazione dell’acqua, la dice lunga sul messaggio che Expo vuol dare.
• una retorica verso gli animali-cibo che fa proprie le sensibilità e le parole d’ordine degli animalisti solo per creare consenso e marketing, nascondendo le vere torture e dominazioni che, invece, continueranno a perpetuare sui più deboli senza nessun cambiamento esistenziale;
• un governo del territorio che fa dello stato d’emergenza e d’eccezione la normalità (giustificata da una Grande crisi che ormai si rivela strutturale), che ignora la volontà popolare e il principio della trasparenza, esautora gli organismi elettivi, consegna la pianificazione urbana e territoriale al mercato: nuovi dispositivi di governo non solo legislativi, ma anche radicati nella città attraverso la spartizione legale e illegale dei diritti edificatori, che ridisegnano la geografia urbana (e l’intreccio di livelli che si porta dietro: mobilità, cultura, alimentazione, economia, formazione, lavoro).
La grande beffa è che tutto questo viene realizzato indebitando ulteriormente la collettività: gli oltre 10 miliardi di Expo e delle opere accessorie (in particolare il reticolo autostradale, realizzato per un terzo), pesante zavorra che purtroppo temiamo ci troveremo a dover subire per decenni quando la sbornia expottimista sarà finita e la città si ritroverà più povera, ingiusta, cementificata.
Come rete Attitudine NoExpo e come movimenti che hanno animato la due giorni dell’11 e 12 ottobre siamo consapevoli che è arrivato il momento di unire le forze e intensificare l’azione collettiva contro il modello Expo2015, ribadendo con decisione il nostro antagonismo: la sovranità alimentare e la sovranità sociale contro il modello dell’agrobusiness; l’autorganizzazione, il diritto al reddito e la centralità dei lavoratori contro la precarietà e lo sfruttamento del lavoro ed il
boicottaggio de lavoro volontario attraverso campagne di sensibilizzazione, inchieste e subvertising a partire da mondo della formazione; la difesa della Terra e il recupero del verde pubblico e dei terreni agricoli, rivalutati in chiave di utilità sociale e collettiva; la riorganizzazione di scuole e università liberate dall’asservimento al mercato e alle aziende; una mobilità pubblica per tutte e tutti; la priorità all’emergenza sociale della casa e l’assegnazione alle famiglie senza un tetto; la crescente sperimentazione di forme di socialità non assoggettate al mercato, inclusive e capaci di riconoscere la dignità dell’Altro in ogni suo desiderio o esistenza; l’acqua diritto umano e non merce.
Per ribadire tutto questo è stato condiviso un programma delle prossime iniziative, da svolgersi in parallelo alla costituzione di un laboratorio aperto e collettivo sul diritto alla città:
• 14 novembre: sciopero sociale
• Dicembre: nuova mobilitazione NoExpo
• 30 aprile – 3 maggio: meeting internazionale contro il modello-Expo
E’ tempo di dimostrare la percorribilità di un modello sociale, di sviluppo e di civiltà alternativo, antagonista, che abbia come principio di base l’uguaglianza.
11-12 ottobre 2014, le compagne e i compagni della Rete Attitudine NoExpo

FREE YOGA AL SOY MENDEL

Porta un tappetino e vieni a provare una pratica Yoga al Soy Mendel.

Dal 6 Novembre al 18 Dicembre tutti i Giovedì dalle 20:30 alle 22 
Lezioni di yoga gratuite al Soy Mendel con Marzia Sgro.

Durante questo primo ciclo di lezioni esploreremo insieme i principi dell'Hatha yoga con una pratica per riequilibrare mente e corpo.

Si consiglia di indossare abbigliamento comodo e portare una copertina per il rilassamento finale.
 
Per info : marzia.sgro@gmail.com o soymendel@gmail.com 

SETTIMANA DI LAVORI COLLETTIVI

Dopo la riunione di ieri il collettivo di Soy Mendel ha deciso di chiudere lo spazio per una settimana per svolgere dei lavori all'interno del centro necessari per poter partire settimana prossima con  i primi progetti.
Da Lunedi 20 Ottobre a Domenica 26 Ottobre ci troveremo dalle ore 10 alle ore 22 per mettere in sicurezza il posto e sistemare i primi locali.
Munitevi di abiti adatti che si possono sporcare e portate gli strumenti di lavoro che potete recuperare autonomamente (guanti, mascherine, spatole ecc. ecc.). Un po' di materiale lo abbiamo al centro ma se dovessimo essere in tanti non basta per far lavorare tutti.
Soprattutto munitevi di buona volontà. Soy Mendel è di tutti, sistemiamolo tutti assieme !



STOP LEGA NORD! CORTEO PARADE


























Dopo il corteo di sabato scorso contro Expo abbiamo deciso di partecipare come Soy Mendel anche al corteo di questo sabato contro la Lega Nord e la sua politica razzista e xenofoba. 
L'appuntamento è alle 14 in Via Cancano 5 par andare al concentramento di Largo Cairoli tutti assieme. Sottolineamo l'importanza in situazioni come quelle di sabato di stare compatti e di fare gruppo per raggiungere e lasciare il corteo. Purtroppo Milano sarà invasa da razzisti e fascisti di ogni tipo e l'ipotesi di incontri non piacevoli non è poi così remota.

Di seguito il testo di lancio del corteo parade:
CHI AMA LA LIBERTA’ ODIA IL RAZZISMO!
STOP LEGA NORD!

Il 18 ottobre la lega nord farà a Milano un corteo razzista e xenofobo, che avrà come slogan "stop invasione".

Hanno scelto come loro fortino Milano e la Lombardia, comodamente seduti sulla poltrona della presidenza della regione, finanziando scuole e sanità private invece di quelle pubbliche, spartendosi, assieme a tutti gli altri, la torta di Expo, svendendo case ed edifici pubblici a palazzinari e speculatori mentre le liste per l'assegnazione di case popolari si allungano sempre di più, e intanto il suo segretario sceglie di andare a braccetto con partiti e organizzazioni neofascite e neonaziste sia in Italia che in Europa.

Dicono di essere contro la crisi, ma continuano ad alimentare le speculazioni e la guerra tra poveri: ci dicono che dobbiamo odiare e dare la colpa di tutto al diverso, al migrante, all'omosessuale...per nascondere i loro sporchi affari.

Negli ultimi tempi, più volte, abbiamo visto scandali che hanno coinvolto personaggi legati istituzionalmente a enti guidati dalla Lega: basti pensare ad expo, arrestati e indagini per corruzione e turbativa d'asta; o a come vengono gestiti enti pubblici come Aler, che oltre a non risolvere i bisogni abitativi è riuscita a fare un buco di bilancio di 400 milioni di euro.

Odiano il migrante ma vanno a fare investimenti finanziari in Tanzania.

Il loro obiettivo ci deve essere chiaro: alimentare la guerra tra poveri per spartirsi il bottino tra appalti e finanziamenti pubblici.

Milano ama i diritti, Milano è meticcia, ibrida, soggetta a contaminazioni continue: studenti e precari, lavoratori occasionali/stagionali, migranti campani, pugliesi, siciliani, eritrei, marocchini, peruviani...siamo noi a produrre ed a garantire la sua economia, a costruire la sua cultura con il nostro ingegno, la nostra creatività, condividendo i nostri saperi, a rendere i suoi quartieri vivi, attraversati, ad animarli di relazioni.

Facciamo appello a tutte le comunità e i migranti, quelli che ormai da anni sono protagoniste attive, dalle rivolte nei CIE, alla lotta per la casa e nei quartieri, alla battaglia contro le cooperative sfruttatrici e della logistica; le scuole di italiano e di lingue, il mondo del sindacalismo e dell’associazionismo, i centri sociali e i collettivi studenteschi, i comitati per il diritto all’abitare e quelli in difesa dei beni comuni, i precari e tutta la Milano che ama la libertà. Abbiamo imparato insieme a costruire reti solidali, a parlare le mille lingue della città meticcia, a riconoscerne i volti, a riprenderci insieme, dal basso, ciò che in nome della paura e della (loro) sicurezza ci tolgono ogni giorno.

All'invasione delle camicie verdi e dei loro vecchi e nuovi amici dell'estrema destra di mezza Europa, diciamo chiaramente che gli unici ad essere stranieri qui, sono loro.

CORTEO PARADE Sabato 18 Ottobre alle ore 15 in Largo Cairoli.
Milano Meticcia, Antirazzista e Antifascista

"DIEGO DEADMEN POTRON" ONE MAN BAND BLUES IN CONCERTO


























Venerdi 17 Ottobre Soy Mendel è lieto di ospitare Diego Deadmen Potron.

A noi venerdì 17 non fa paura. Affrontiamo tutto con quello spirito che il delta del Mississippi ha saputo donare ai grandi padri del Blues. Una musica allegra usata per cantare e narrare si la soggiogazione della popolazione nera negli stati uniti ma anche per raccontare storie di lotta e rivolta.

Sarà Diego DeadMan Potron, una band in una sola persona, a guidarci in un viaggio nel blues declinato, scelto e arrangiato come solo la Brianza alcolica e selvaggia può fare.

Un concerto di altissima qualità!


Dalle 19 Aperitivo/Cena per tutti i gusti

FALANGHINA TOUR. ORA E SEMPRE (R)ESISTENZA ANTICAMORRA!

Domenica 12 Ottobre dalle 18.30 al SOY MENDEL di Via Cancano, 5.

Torna a Milano il meglio del Sud che resiste con la presentazione del progetto della Nuova Cooperazione Organizzata e dei suoi prodotti dai Beni Confiscati alla camorra.

Per il primo anno sarà dei nostri anche il vino bianco del Fondo Rustico "A. Lamberti" - Selva Lacandona (anche da comprare per chi vuole)

A raccontare di come tutto questo sia possibile i protagonisti di questa lotta: Ciro e Ivo di Resistenza Anticamorra.

EXPO FA MALE !
























Sabato 11 Ottobre aderiamo al corteo contro la logica di Expo
Ci troviamo alle 14.00 in via Cancano al 5 per andare assieme al corteo.

Domenica 12 parteciperemo anche alle iniziative sucessive sempre nel contesto della due giorni di EXPOFAMALE. Appuntamento per le 11 al Parco Pertini e poi si prosegue al Rimaflow.

Di seguito l'appello lanciato da Attitudine No Expo per la due giorni:

Le cronache e le inchieste delle ultime settimane hanno rivelato un quadro di corruzione e malaffare che lega tra loro mega-eventi e grandi opere, da Expo al TAV, passando per Mose e la ricostruzione post sisma de L’Aquila.
Le lotte territoriali e i movimenti non hanno avuto bisogno dei tribunali per svelare questo legame, da anni denunciamo che dietro questi grandi progetti che devastano i territori che attraversano e drenano risorse dalle casse dello Stato, esiste un filo comune di logiche e soggetti che speculano e guadagnano.
Nonostante le evidenze, la macchina va avanti, ineluttabile destino che prescinde dalla volontà politica. Ed ecco come per magia che spuntano commissari speciali e leggi ad hoc, mentre qualche testa salta. Ma come sempre l’incantesimo svanisce e tutto torna come prima, criminalizzazione e repressione delle lotte comprese.
Milano, proiettata verso Expo2015, è l’esempio di questo.
L’impotenza del supercommissario Cantone e del sindaco Pisapia di fronte a quanto accade sono segnali chiari: i lavori della via d’acqua ancora appaltati alla corrotta Maltauro sono pronti a ripartire nelle periferie ovest di Milano e stanno scatenando le nuove reazioni dei comitati No Canal. Proteste e blocchi contrastano la costruzioni di nuove inutili autostrade e superstrade previste per Expo, secondo un modello di mobilità che ha già consumato milioni di mq di aree agricole e parchi di cintura attorno a Milano e che sembra non avere fine.
Le migliaia di posti di lavoro promessi si sono tradotti per lo più in stage sotto pagati e volontariato, ossia lavoro a gratis, sfruttamento. Con sempre più decisione, però, cresce nel mondo del lavoro precario, esterno e interno, alla confederazione Cgil-Cisl-Uil e nel mondo studentesco l’opposizione agli accordi su volontariato e lavoro, firmati tra i sindacati ed Expo Spa.
In una Milano sempre più da consumare e meno da vivere, vengono sgomberati a colpi di manganelli spazi occupati della città e abitazioni, esperienze di autogestione e riappropriazione nate per soddisfare quei bisogni che una città abbandonata a pavidi imprenditori non considera degni e a cui risponde con la repressione e l’immaginario della città vetrina (Eataly, Porta Vittoria, Expo).
Allo stesso modo i megaeventi diventano i canali comunicativi favoriti per riaffermare la dicotomia di genere, funzionale ad un sistema di crisi. Si normalizzano corpi, identità, favolosità, al solo scopo di creare fette di mercato “pink”, invece che decostruire ruoli ed identità statiche. Attraverso l’istituzionalizzazione di una gay street in via Sammartini a Milano, viene strumentalizzata la presenza di soggetti lgbtq per coprire con il pinkwashing il disegno comunale di pulizia della città, pensando che aprire le porte al turismo omosessuale ricco, maschile e bianco possa essere sufficiente.
Il modello per cui grandi opere ed eventi agiscono è lo stesso e mira all’arricchimento di pochi, a scapito di una collettività varia e molteplice: la corruzione dietro agli appalti, la speculazione sui terreni, l’incontrollabilità del settore edilizio come bacino di arricchimento, gentrificazione di interi quartieri e cementificazione di parchi ed aree agricole sono gli ingredienti che alimentano quel filo comune che lega Expo e Tav, Expo e Mose, Muos e Dal Molin.
Sarebbe ingenuo, quindi, non vedere che questo legame ne sottende un altro: quello della repressione contro ogni forma di dissenso rispetto a queste maxioperazioni. I recenti arresti di tre compagni di Milano incarcerati con pesanti accuse, in continuità con quelli del 9 dicembre scorso e in concomitanza con l’offensiva estiva del movimento NoTav; i provvedimenti repressivi attuati contro centinaia di attivisti del movimento per il diritto all’abitare: tutti questi sono segnali che, tristemente, ne costituiscono ulteriore conferma. Assistiamo ad una tensione sempre crescente sul piano sociale e politico che è solo l’anticipo di quello che sarà l’autunno a livello nazionale. Ci troveremo infatti nel pieno del semestre italiano di presidenza Ue, le riforme autoritarie e liberiste del governo Renzi saranno in fase di realizzazione e a Milano comincerà la volata finale verso i sei mesi di Expo che si inaugurerà il 1° Maggio 2015. Il capoluogo lombardo diventerà, nostro malgrado, capitale italiana ed internazionale dello “sviluppo”, con il suo corollario di ricette e soluzioni per uscire dalla crisi: Expo2015 dovrebbe rappresentare tutto questo, un enorme contenitore dove c’è spazio per tutti e la cui modernità riguarda tutti. Ma noi abbiamo da tempo imparato a riconoscere e smascherare le menzogne, leggendo dietro gli slogan e la propaganda la continuità di quelle politiche economiche e sociali e di austerity che sventrano territori, privatizzano l’esistente, precarizzano vite, sfrattano corpi negando possibilità alternative di governo del territorio, risparmiano sul costo del lavoro e azzerano lo stato sociale.
La sintesi del nuovo modello di società che ci aspetta si regge su tre pilastri: debito, cemento e precarietà in quantità sempre crescenti, e di questo Expo e le grandi opere diventano volano e simbolo, attraverso l’utilizzo di risorse pubbliche per profitti privati.
Non solo. Cresce la consapevolezza che dietro lo slogan vuoto “nutrire il pianeta” si confermino quelle politiche agroalimentari che negano accesso al cibo e all’acqua, impongono OGM e modelli alimentari utili solo alle multinazionali, tra i primi sponsor dei sei mesi dell’evento Expo 2015.
Un altro dei maggiori finanziatori del mega-evento mostra in questi ultimi giorni il suo vero volto: lo Stato israeliano, che da settimane bombarda e devasta Gaza facendo strage della sua popolazione. Pensiamo che non sia un caso che usi ogni mezzo, apparato e utile occasioni per mistificare la sua natura di Stato occupante e terrorista, in affari con governi ed istituzioni incapaci di imporre alternative alla distruzione/allo sterminio di un popolo.
L’anno che è appena trascorso ha segnato una crescita importante per il movimento NoExpo e in generale per i movimenti sociali di opposizione, non solo per i passi in avanti realizzati, ma soprattutto per la consapevolezza e la capacità di iniziativa di quelle fasce sociali sempre più colpite ed escluse. Smontare e rompere il meccanismo di Expo è un’altra importante tappa cui tutti sono chiamati, proprio per il carattere nazionale dei processi che Expo nasconde: la devastazione, il saccheggio e l’impoverimento dei territori. Ci rivolgiamo a tutti i movimenti, i comitati e i singoli, a chi resiste e a quelli che vogliono costruire una nuova ‘equonomia’ capace di riportare al centro i bisogni delle persone e di fermare la crescente disuguaglianza sociale, per ricomporre le molteplici lotte e costruire insieme un’azione ancora più efficace.
Vogliamo avviare un percorso che porti al 1° maggio 2015 e che vada oltre, lasciando il segno, perchè Expo arriva, devasta e passa, mentre noi viviamo e presidiamo in modo permanente il territorio valorizzandolo con pratiche, partecipazione e alternative concrete.
Sensibili all’agenda politica discussa e uscita negli incontri nazionali tenutisi in ValSusa in queste settimane, i soggetti e le realtà della Rete Attitudine NoExpo hanno deciso di avviare la settimana comune di iniziative con l’appello per una due giorni di mobilitazione contro Expo a Milano, partecipando con lo spezzone territoriale NoExpo al corteo che si terrà il successivo sabato 18 ottobre,nell’ambito della giornata nazionale dei territori resistenti “Stop Evictions – Take the city”.
In particolare convochiamo per sabato 11 ottobre un corteo a Milano, corteo a cui invitiamo tutti i compagni, gruppi,comitati, collettivi,realtà e percorsi vicini alla battaglia politica contro Expo2015 e che in vario modo si sono intrecciati con essa in questi anni, contaminandosi e contaminandola, dentro e oltre la metropoli.
Al corteo di sabato seguiranno domenica 12 ottobre due iniziative: assemblea di incontro, discussione e dibattito per decidere e avviare insieme le fasi della mobilitazione verso il 1° maggio 2015 e nei sei mesi del mega-evento; il secondo incontro sarà su “sovranità alimentare e sovranità sociale dei territori” a RiMaflow.Vogliamo ribadire in questo modo che la mobilitazione non finisce il 1° maggio néil 31 ottobre (data di fine dell’Esposizione), ma si pone l’obiettivo di valorizzare, sedimentare e portare avanti le diverse lotte per il Diritto alla Città contro e oltre Expo.
I compagni e le compagne della Rete Attitudine NoExpo

PRESENTAZIONE "#NOCANAL - STORIA DELLA LOTTA CHE HA MESSO A NUDO EXPO 2015" + "ROMMI E COSI" + "THE WET DOGS" + "BEPPE REBEL"















Mentre proseguono i lavori di sistemazione dello spazio ci prendiamo un venerdì d'iniziativa politica e artistica.

Alle ore 21.00 presentiamo "#nocanal - storia della lotta che ha messo a nudo expo 2015" il nuovo libro scritto dal collettivo Off Topic e che racconta la lotta d'opposizione alla Via D'acqua.

dalle 22.30 concerti:

- The Wet Dogs - Acoustic Way - Da Busto Arsizio il punk rock acustico più invidiato del mondo

- Tommi e Cosi - Tommi voce e chitarrista delle Porno Riviste in versione acustica assieme ai Cosi. I grandi classici del Sexy Punk si mescolano ai classici del Rock

- Beppe Rebel - il reggae ribelle del ribelle milanese. Dopo l'acustico di balla.

PRIMA E DOPO

Ecco come abbiamo trovato il posto al momento dell' occupazione


































Ed ecco come poche ore dall' occupazione sta incominciando a rinascere


















































COMUNICATO SOY MENDEL DOPO L'OCCUPAZIONE

S.O.Y. Mendel – Sono Mendel – Spazio Occupato Indipendente Mendel

Il nome è collettivo come lo spazio.
Mendel era un partigiano Milanese. In sua memoria nella terza Brigata Garibaldi era stato fondato il Battaglione Mendel, operativo a Baggio.
Prendere il nome di un battaglione partigiano e di un partigiano è una responsabilità enorme, ma è sopratutto un atto simbolico. Nel rispetto e nella tradizione della lotta di liberazione nasciamo e ci rispecchiamo.
“Mendel” definisce chiaramente la nostra matrice culturale che nasce totalmente nell’antifascismo.
Non solo quello di ieri ma anche quello odierno, presente nella nostra società e nei singoli quartieri in maniera massiccia e purtroppo sempre più evidente, legittimato dalla politica e dalle istituzioni che regala spazi popolari, per sedi e comizi, dove portare avanti le loro ideologie xenofobe e razziste.
Soy Mendel rivendica valori fondamentali come la multiculturalità, l’antirazzismo, l’antisessismo, la difesa del territorio dalla speculazione e dalla cementificazione scriteriata dei nostri quartieri, che praticano la democrazia dal basso.
Usiamo “SOY – sono” al posto di “siamo” perché vogliamo ribaltare il concetto di io. L’individualismo non ci appartiene. Ci diamo un nome collettivo perchè solo nelle collettività, nel noi, nel gruppo, e nei tanti si può costruire una reale alternativa a tutto quello che ci opprime ogni giorno. Sono Mendel, è come dire Sono un battaglione, Sono un tanti, essenzialmente, Siamo!
Rivendichiamo il fatto di essere uno spazio completamente autogestito e autofinanziato, dove ogni cosa passa da un collettivo politico e gestionale aperto a tutti e dove chiunque ha potere di parola e decisionale.
Autogestione è pratica di democrazia reale, dal basso, per tutti, forse per questo fa paura e viene combattuta.
Spazio Occupato Indipendente MENDEL è la volontà di riportare in vita uno spazio abbandonato della periferia Milanese.
Viviamo il vuoto di politiche reali per la creazione e costruzione di spazi popolari di socialità, di aggregazione, di produzione culturale e artistica sganciati dalle regole del commercio, autogestioni, per questo liberi da vincoli istituzionali.
I bandi, tanto sbandierati dalla giunta arancione, hanno dimostrato di non essere la soluzione.
Le periferie sono luoghi abbandonati, perché non sono interessanti, né per visibilità né per interessi economici, quindi politici.
Rispondiamo così con l’occupazione.
L’occupazione è un potente strumento di rivendicazione.
L’occupazione è pratica reale di riappropriazione del territorio.Oggi ci riappropiamo di una piccola parte di quello di cui abbiamo bisogno e ci viene sottratto ogni giorno.
Il vento non è cambiato in questa città, e siamo convinti che non cambierà con nessuna opzione elettorale, né qui né altrove.
Vogliamo che lo spazio diventi esperienza collettiva per tutto il quartiere, vivendo il territorio con i nostri vicini e portando avanti con loro le lotte che riguardano Baggio, la metropoli milanese e l’intero pianeta in generale, ridando vita al motto spesso dimenticato “Pensare globale, agire locale”.
Baggio per noi non è un approdo casuale. Non è nemmeno un approdo. Viviamo Baggio e le sue contraddizioni e vogliamo così costruire un alternativa, uno spazio capace di colmare i vuoti che la “politica” crea assecondando il capitale neoliberista e non il bene delle persone.
Vogliamo colmare alcuni buchi sociali evitando che siano altri a farlo, come i movimenti di estrema desta, mascherati da associazioni di vario genere, che tramite finte iniziative benefiche, giocano con i problemi delle persone, soprattutto nelle periferie per fare proselitismo.
SOY MENDEL come tante e tanti nel mondo lotta per l’umanità e contro il neoliberismo.
S.O.Y. MENDEL è in via Cancano al 5.